L’outsourcing logistico è in forte crescita in Italia ed è il risultato di complesse manovre di riorganizzazione aziendale che tendono a semplificare la gestione logistica.
Il mercato muta, si evolve e i vertici aziendali devono essere recettivi ed elastici per capire in che modo adattare il loro lavoro con le esigenze del mercato che cambia.
Scegliere di esternalizzare un settore, come può essere quello dei trasporti, oppure l’intero processo produttivo dallo stoccaggio delle merci alla parte amministrativa, significa organizzare il lavoro in livelli e migliorarne la gestione e, quindi, la resa finale.
Il trasporto, in particolare, continua ad essere il settore maggiormente interessato ai processi di outsourcing, seguito dalle attività di magazzino.
Lo stato della contract logistic
L’Osservatorio Contract Logistics dalla School of Management del Politecnico di Milano dal 2011 raccoglie dati per l’analisi del vasto ecosistema della Contract Logistics (l’offerta di logistica conto terzi), misura quantitativamente i principali numeri del settore – attori, fatturato, mercato, concentrazione, grado di terziarizzazione, redditività – ed esamina i processi che generano innovazione e che muovono le imprese committenti a prendere consapevolmente decisioni strategiche di outsourcing del processo logistico.
In Italia, non a caso, i risultati dell’Osservatorio indicano una crescita del fatturato della logistica conto terzi o ‘contract logistics’, inteso come l’insieme delle vendite di servizi logistici erogati dai fornitori di tali servizi verso aziende committenti e altri fornitori di servizi logistici.
Dopo il calo di fatturato del 2013 (75,8 miliardi di euro, -3,1% rispetto al 2012), nel 2014 il comparto ha registrato una parziale risalita (77,3 miliardi di euro, +1,8%).
Le previsioni descrivono il proseguimento di un trend positivo, con 78,3 miliardi di euro nel 2015 e 80,9 miliardi di euro nel 2016, e crescite rispettivamente dell’1,4% e dell’1,8% sull’anno precedente.
Tra i fattori di questa espansione, la ripresa dell’economia nazionale e l’attenzione che le aziende committenti stanno ponendo sul miglioramento delle prestazioni dei servizi, anche in ragione dello sviluppo del canale di vendita online e di un intenso impulso verso la internazionalizzazione.
Le nuove frontiere dell’outsourcing
Una delle strade di crescita per gli operatori logistici secondo Gino Marchet – Direttore scientifico dell’Osservatorio – è puntare su servizi avanzati, cioè attività tradizionalmente non terziarizzate che richiedono competenze innovative.
L’Osservatorio ne indica nove:
- Advanced co-packing (imballi particolari con coinvolgimento del fornitore logistico nella progettazione dell’imballo e nella verifica della conformità/qualità del “nuovo” prodotto generato)
- Assemblaggio/Lavorazione dei prodotti
- Gestione del flusso di materiali negli stabilimenti produttivi
- Gestione delle scorte (per categorie di prodotto o per canale, ad esempio il riordino nei depositi secondari)
- Vendor Managed Inventory
- Integrated Customer Service (rivolto ai clienti del committente, per problematiche di servizio e per domande su caratteristiche specifiche dei prodotti)
- Tentata vendita
- E-commerce (gestione della piattaforma, dei pagamenti e della logistica di distribuzione)
- Order-to-Cash (gestione di pagamenti e recupero crediti).
Interessante è anche osservare come le attività logistiche vengano terziarizzate: qui si hanno variazioni, non solo a livello di estensione ma anche in termini di autonomia decisionale lasciata al fornitore, e di numero di fornitori a cui le attività logistiche vengono affidate.
Secondo i risultati dell’Osservatorio, il 23% delle aziende rispondenti alla survey ricorre a un approccio Full Strategic Outsourcing, caratterizzato da alta autonomia del fornitore e ampia estensione delle attività svolte.
Il 12%, invece, preferisce un approccio alla terziarizzazione di tipo Full Commodity Outsourcing, dove il fornitore ha una bassa autonomia e l’estensione delle attività è limitata.
Il ruolo della multicanalità
Quando si parla di numero di fornitori, il 45% dei committenti preferisce lavorare con pochi fornitori di servizi (uno o due), mentre il 55% con molti.
La multicanalità, ossia l’abbinamento della componente online ai canali di vendita esistenti, assume un peso sempre maggiore per le aziende che usano servizi logistici, anche se le difficoltà non mancano.
Il 62% dei rispondenti indica gli alti costi di gestione del canale online come il principale ostacolo a un suo ulteriore sviluppo, mentre il 31% segnala l’incertezza sulla stima del costo logistico.
Ma è indubbiamente su questo terreno che si gioca la partita: “Le maggiori opportunità di sviluppo per il futuro provengono dalla multicanalità, di fronte alla crescita ineludibile del commercio elettronico, e dall’offerta di servizi logistici avanzati”, sottolinea Marchet.
In futuro, l’evoluzione della logistica multicanale riguarderà la tipologia delle strutture logistiche, i servizi offerti e l’assetto della rete distributiva.
Un ruolo chiave sarà giocato dai depositi di prossimità, che diverranno sempre più punto di contatto con i consumatori finali.
Questi ultimi, in funzione delle modalità d’acquisto e consegna selezionate, verranno serviti tramite differenti circuiti logistici.
Chi sono gli attori del settore
Tra i principali attori dell’outsourcing ci sono i 3PL, operatori ai quali un’impresa può affidare tutte o parte delle proprie attività logistiche, in grado di gestire tendenzialmente l’intera gamma delle attività logistiche, dalle attività di trasporto alle attività di stoccaggio, fino all’assistenza clienti e alla gestione dei resi.
Un’evoluzione di questi sono i 4PL, operatori che, in aggiunta alle attività che vengono tipicamente terziarizzate a un 3PL, svolgono attività supplementari (amministrative, di controllo, finanziarie,) connesse alla logistica o collaterali ad essa, relativamente alle quali un’impresa non ha competenze, possibilità o volontà di svolgerle al proprio interno.
L’esternalizzazione dei servizi logistici permette al committente di ottenere diversi benefici, oltre alla possibilità di focalizzarsi sul proprio core business per raggiungere prestazioni di maggior livello.
Pro e contro dell’outsourcing
I vantaggi dell’outsourcing sono in generale una maggiore flessibilità operativa, miglior servizio al cliente e riduzione costi.
Lo svantaggio maggiore è una certa perdita del controllo sulla situazione, rimediabile però con un buon contratto e la definizione di un corretto insieme di KPI. Trasformando costi fissi in costi variabili (o semi-variabili), è possibile recuperare risorse finanziarie (nel caso eventuale di cessioni di infrastrutture), ridurre i costi del personale e ridurre i costi di stoccaggio e trasporto, potendo i fornitori raggiungere economie di scala nelle infrastrutture e una maggior saturazione nei mezzi.
I servizi maggiormente richiesti sono ad oggi quelli a valenza prevalentemente operativa, come la distribuzione e il trasporto, il magazzinaggio, la gestione delle pratiche doganali e i processi d’intermediazione.
La chiave di volta futura va ricercata invece nella stretta collaborazione fornitori-committenti.
Come in altri contesti la fiducia fra le parti risulta la condizione principale per favorire l’innovazione.
La costruzione di questa fiducia porta indubbiamente benefici ad entrambi, aumentando la visibilità, sia in merito alle dinamiche del business sia in merito all’ evoluzione del processo logistico aziendale.
Una politica di riduzione scorte, infatti, se non comunicata in tempo utile al fornitore può avere effetti devastanti, in particolare a fronte di eventuali investimenti dedicati.
In un contesto di fiducia reciproca si riduce la percezione di rischio associata alla terziarizzazione dell’intero processo logistico e nel contempo aumenta la capacità di fare innovazione insieme.
Fonte: http://www.logisticamente.it/Articoli/9988/Outsourcing_quando_affidarsi_alla_logistica_conto_terzi/
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