La gestione integrata dei rifiuti in Italia è stata introdotta con il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (“Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio”) (il .c.d decreto Ronchi del ’97) emanato in attuazione delle predette direttive dell’unione europea.
La materia è oggi raccolta nel d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (“Norme in materia ambientale”) conosciuto anche come Testo unico ambientale e successive modificazioni ed integrazioni in materia
Essa affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all’interno di una logica di gestione integrata del problema. Esse sono, come descritto nella predetta parte IV negli articoli 180 e 181 nell’ ordine di priorità definito dall’articolo 179:
  • Criteri di priorità (Art 179)
    • Sviluppo di tecnologie pulite
    • Ideazione e messa in commercio di prodotti che non contribuiscano o diano un contributo minimo alla produzione di rifiuti ed all’inquinamento
    • Miglioramenti tecnologici per eliminare la presenza di sostanze pericolose nei rifiuti
    • Ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche nel riciclaggio dei rifiuti e loro utilizzo come fonte di energia
  • Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. 180)
    • Corretta valutazione dell’impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale
    • Capitolati di appalto che considerino l’abilità nella prevenzione della produzione
    • Promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti
    • Attuare il DL 18 febbraio 2005 n. 59 e la direttiva 96/61/CE specifica per la riduzione e prevenzione integrate dell’inquinamento
  • Recupero dei rifiuti (Art 181)
    • il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio
    • Produzione di materia prima secondaria trattando i rifiuti stessi
    • Favorire tramite misure economiche e capitolati nelle gare d’appalto il mercato dei prodotti reimpiegati
    • Uso dei rifiuti per produrre energia (recupero energetico (ossidazione biologica a freddo, gassificazione, incenerimento)
Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l’esigenza di riutilizzare i prodotti (es. bottiglie, con il vuoto a rendere) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. riciclaggio della carta). Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come ad esempio i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si pongono le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a freddo o a caldo, come la bio-ossidazione (aerobica o anaerobica), la gassificazione, la pirolisi e l’incenerimento oppure l’avvio allo smaltimento in discarica. Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare l’energia. Da un punto di vista ideale il ricorso all’incenerimento ed alle discariche indifferenziate dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile. La carenza di efficaci politiche integrate di riduzione, riciclo e riuso fanno dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione applicata in Italia ed in altri paesi europei. Per quanto riguarda il recupero, esistono progetti ed associazioni che si occupano dello scambio di beni e prodotti usati
Fonte: it.wikipedia.org
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